6° DOMENICA DI PASQUA
“Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.
“Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.
I destinatari della rivelazione di Gesù sono oggi, non le folle, non i capi del popolo, ma i discepoli, quanti hanno cioè deciso di seguirlo, dunque, continua a leggere se hai deciso farlo. Meditare queste parole di Gesù sulla vite e i tralci, significa cogliere il rapporto che ci lega a lui nella sua dimensione più profonda. Gesù rivela il segreto della autentica vita cristiana: rimanere in Lui.
Il Buon Pastore é colui che si compromette di persona. L’unità del gregge, anzi anche una sola pecora è per lui importante e anche per questa sola offre la vita. Questo è l’amore vero: dare la vita per la salvezza dell’altro.
Già da due settimane nella nostra comunità cristiana risuona questo annuncio: il Signore è veramente risorto! E noi che cosa ne abbiamo fatto di questa notizia?
La fede è questione di vita, capace di vincere tutto, persino la morte, come appunto è già avvenuto di Cristo risorto
La risurrezione, il cuore del mistero cristiano, da cui deriva tutto quello che crediamo sull’uomo e su Dio, non è possibile spiegarla con o un ragionamento; è una esperienza che si può soltanto vivere.
Il sangue redentivo della croce raggiunge anche coloro che “non sanno quello che fanno”, ossia i peccatori recidivi e ostinati, i lontani, i reietti. I nemici. Tanta e tale è “l’assurdità” del patibolo di Cristo.
L’amore è protagonista di questa Cena soprattutto perché al termine di essa Gesù consegna se stesso dando un preludio di quanto sta per avvenire sulla croce; “Questo è il mio Corpo” equivale a “Questo sono io”
Donare la vita è la verità di Gesù. Se i primi cristiani hanno capito che la morte di Gesù fu un dono per tutta l’umanità, è perché avevano già visto prima Gesù vivere per tutti.
Molte volte il chicco di grano (la nostra vita, i nostri progetti, gli ideali) continuiamo a tenerlo stretto nella mano, finché inaridisce e muore, senza che porti il frutto desiderato. L’alternativa è affidarlo alla volontà di Dio, non in un atteggiamento di passiva rassegnazione, ma di fiducioso abbandono.
L’eucaristia è l’invito a riattualizzare qui ora la morte di Gesù, che deve diventare la nostra. Ma è anche l’affermazione di una nuova vita. Partecipandovi, accettiamo veramente di entrare in questo movimento di morte e di vita?
Gesù rovescia una religione fatta di “tempi” o “luoghi” sacri, di offerte legali o rituali, per fare di tutta la nostra vita un’offerta, un unico tempo e luogo santo.
Nella misura in cui si tiene conto della meta che si vuole raggiungere, tanto più ci si incoraggia a non prendere in considerazioni difficoltà o occasioni di scoraggiamento.
Quaranta lunghi giorni di tentazione… Il solo pensarlo per noi ci procurerebbe stress o disperazione. Eppure, siamo già nel deserto, e i fantasmi delle illusioni ci tentano continuamente: non ce ne rendiamo conto!
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