4° DOMENICA DI PASQUA
Il Buon Pastore é colui che si compromette di persona. L’unità del gregge, anzi anche una sola pecora è per lui importante e anche per questa sola offre la vita. Questo è l’amore vero: dare la vita per la salvezza dell’altro.
Il Buon Pastore é colui che si compromette di persona. L’unità del gregge, anzi anche una sola pecora è per lui importante e anche per questa sola offre la vita. Questo è l’amore vero: dare la vita per la salvezza dell’altro.
Già da due settimane nella nostra comunità cristiana risuona questo annuncio: il Signore è veramente risorto! E noi che cosa ne abbiamo fatto di questa notizia?
La fede è questione di vita, capace di vincere tutto, persino la morte, come appunto è già avvenuto di Cristo risorto
La risurrezione, il cuore del mistero cristiano, da cui deriva tutto quello che crediamo sull’uomo e su Dio, non è possibile spiegarla con o un ragionamento; è una esperienza che si può soltanto vivere.
Donare la vita è la verità di Gesù. Se i primi cristiani hanno capito che la morte di Gesù fu un dono per tutta l’umanità, è perché avevano già visto prima Gesù vivere per tutti.
Molte volte il chicco di grano (la nostra vita, i nostri progetti, gli ideali) continuiamo a tenerlo stretto nella mano, finché inaridisce e muore, senza che porti il frutto desiderato. L’alternativa è affidarlo alla volontà di Dio, non in un atteggiamento di passiva rassegnazione, ma di fiducioso abbandono.
L’eucaristia è l’invito a riattualizzare qui ora la morte di Gesù, che deve diventare la nostra. Ma è anche l’affermazione di una nuova vita. Partecipandovi, accettiamo veramente di entrare in questo movimento di morte e di vita?
Gesù rovescia una religione fatta di “tempi” o “luoghi” sacri, di offerte legali o rituali, per fare di tutta la nostra vita un’offerta, un unico tempo e luogo santo.
Nella misura in cui si tiene conto della meta che si vuole raggiungere, tanto più ci si incoraggia a non prendere in considerazioni difficoltà o occasioni di scoraggiamento.
Quaranta lunghi giorni di tentazione… Il solo pensarlo per noi ci procurerebbe stress o disperazione. Eppure, siamo già nel deserto, e i fantasmi delle illusioni ci tentano continuamente: non ce ne rendiamo conto!
Di noi questo vangelo ci dice che siamo veri discepoli di un Maestro così, a condizione che ci schieriamo in prima fila contro ogni tipo di emarginazione.
Le mani di Dio, se così si può dire, sono aperte ad accogliere il dolore dell’uomo, chiunque egli sia, sono aperte per raccogliere tutte le sue lacrime, per asciugarle, e trasformare il buio del dolore in luce.
Gesù ha autorità in quanto è egli stesso la realizzazione delle promesse antiche e le sue stesse opere lo confermano e lo rendono degno di fiducia. La pagina di oggi ci invita quindi alla fede.
Ancora una volta è credere il primo verbo per il discepolo, un verbo che contiene tutti gli altri: lasciare, seguire, testimoniare.
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