24° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Il perdono è un per-dono, è un regalo, e il regalo non richiede meriti, è un dono. Se il perdono esigesse un contraccambio, non sarebbe un dono, ma un acquisto.
Il perdono è un per-dono, è un regalo, e il regalo non richiede meriti, è un dono. Se il perdono esigesse un contraccambio, non sarebbe un dono, ma un acquisto.
Una pagina di vangelo contiene una sfida e un invito. Questa pagina in particolare può risultare indigesta e faticosa: lo è, perché contiene tutta la tua vita e la tua morte, le tue vittorie e le tue sconfitte.
La croce è sempre scandalo: solo integrando lo scandalo della croce nel nostro cammino di fede, possiamo evitare di divenire noi stessi motivo di scandalo per il vangelo e di scandalizzarci noi del Messia crocifisso
Vedi Pietro che risponde alla domanda di Gesù, ma tu? Cosa risponderai? Quando soffri e ti sembra che nessuno possa comprenderti, allora, chi è per te mio Figlio? Quando credi bene una cosa e poi la vita ti dice che ti sei ingannata/o, allora, chi è per te mio Figlio?
Gesù affonda il suo sguardo nel profondo dell’anima della donna: grande è la tua fede!
Il Magnificat è il canto che Maria ci insegna, per saper riconoscere miseria e misericordia, piccolezza e grandezza, grigio e blu, facendo con Lei salti di gioia.
La fede non è una certezza, uno stato permanente, acquisito una volta per tutte.
Allora diventa di ogni uomo, nella povertà delle fede, nella sensazione di essere afferrato dalla morte e trascinato nell’abisso, il grido: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò.
La conclusione è davvero rincuorante: non videro nessuno, se non Gesù solo. In tutto questo sconvolgimento, rimane solo una certezza, essenziale: Gesù solo, e solo Gesù. Quando tutto precipita, Dio rimane il Presente, il Vicino, Colui che ti dice: Non avere paura, io sono con te.
Quello che è chiamato giudizio è una constatazione, il pescatore constata il pesce buono da quello cattivo. Dio rispetta fino all’ultimo la nostra scelta: questo è il giudizio, siamo noi a giudicarci.
«E’ sperare la cosa difficile – scriveva Charles Péguy – a voce bassa e vergognosamente. La cosa facile è disperare ed è la grande tentazione».
La caratteristica del buon ascolto e quella di colui che ascolta la Parola e la comprende. Comprendere dà il senso all’ascolto, e non significa capire, scoprire i significati quanto “contenere in sé, abbracciare, racchiudere
la fede richiede l’umiltà: l’umiltà di togliersi dal centro, per metterci Dio.
Non può capire l’amore di Cristo chi pensa a portare se stesso nella vita lasciando da parte la capacità di amare fino alla fine.
Riconosci in te l’amore di Dio, vivilo, respiralo, e sarai riconosciuto, accolto e amato. Lo sei già, ma sai che bello poterlo vivere pienamente?
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