Il Pane di Giuda

pane di giuda
il pane di giuda

 

I piedi non hanno radici, son fatti per muoversi. Tra loro, nella ciurma degli apostoli, di pescatori ce n’erano: sapevano bene, dunque, che le barche sono costruite per solcare il mare, non per restare nel porto. Fu per questo che, come ultimo atto, lavò i piedi degli amici: «Si alzò da tavola (…), versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli». I piedi, non la testa e nemmeno il volto: “I piedi hanno coscienza – avrà detto loro un giorno – sono le terre che avete attraversato. Provenite dai vostri piedi come da un paese”. Non mise loro le scarpe, gliele tolse: le voleva vedere nude quelle coscienze, l’ultimo faccia a faccia con loro, volle lustrarle per perlustrarle. Come ne Il diario di un vecchio pazzo dove la passione per i piedi spinse il protagonista a far incidere l’impronta dei piedi della donna amata sulla sua tomba, Cristo fece incidere la pianta dei piedi-amici nella memoria delle mani. Nella serata di giovedì, fece prendere alle mani di Dio la forma dei piedi degli apostoli. Non solo li lavò: li asciugò pure e, come non bastasse, li baciò. Di giovedì un bacio si fece forma di riscaldamento: non voleva rimanessero statue di marmo nel museo del cenacolo, piedi freddi e cuore gelato. Volle che uscissero nel mondo con la frescura nei piedi, a salire. Le sue mani presero la forma dei piedi di Giuda, l’amico-particolare: non fu Giovanni quella sera, bensì Giuda, a ficcarglisi nel petto per sempre. D’altronde lo disse Lui stesso: “Se amassi Giovanni che mi ama, sarei scontatissimo come amante: troppo facile. Io, invece, amo Giuda: voglio riscrivere l’amore”. Li lasciò intontiti al solo udire quella frase. Per questo, poco prima morire, mantenne la promessa fatta: sciacquò i piedi del nemico-amato «quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota di tradirlo» (Gv 13,2). Lavò dunque i piedi al Diavolo, il Dio-lavandaio? Fin laggiù il Vangelo non s’azzarda a spingersi: resta il fatto che Giuda si mutò in becchino dopo che Satàn pagò l’affitto nel cuore dell’Iscariota: trenta denari fu la parcella stabilita. Colpì, nel giovedì, la diversa destinazione di quei piedi: Cristo, appena alzato, se ne andò in punta di piedi. Giuda, alzatosi di lì, gli disse: “Levati dai piedi, Rabbì!”. Quando il Vangelo tace, l’immaginazione esplode: m’immagino i piedi di Cristo toccare, come saluto, quelli di Giuda. Che amore sarebbe se i piedi non s’incrociassero nel letto? Si salutarono coi piedi. Il resto dipese tutto dall’andamento dei piedi: chi seppe resistere alla buriana del Calvario, riuscì perchè camminò in punta di piedi. Stramazzarono a terra quelli che camminarono sui talloni: la materia, più si sale, più appesantisce l’andatura. “Levati dai piedi” disse Giuda all’amico: quell’intuizione gliela accese quel lurido Demonio. Anche nel cenacolo valse il detto che tanto è ladro chi ruba che chi tiene il sacco. Ciò che fece la differenza, comunque, è ciò che i Vangeli non poterono tacere: a Giuda non riuscì di levarsi Cristo dai piedi. L’aveva studiata a puntino il Maestro quell’imboscata: “Prendi, Giuda, e mangia: «Questo è il mio corpo». Trinca un sorso di vino, così ingerisci meglio il Pane: «Questo è il mio sangue, Giuda» (cfr Mc 14,22-25) E’ per la salvezza di tutti”. Fra poco, all’Iscariota, sarà più facile uscire-di-sè impiccandosi che far uscire Cristo da sé: l’Amico l’aveva destinato, per l’eternità, ad essere uno dei dodici tabernacoli viventi di Lui. Basta una volta perchè Cristo non se ne vada più dai piedi: quel Corpo di Pane «lo riceve uno e lo ricevono mille: né ricevuto si consuma» scrive Tommaso nell’Adoro te devote. Non si consuma: abiterà per-sempre in noi. Manterrà la residenza nel cuore di Giuda, a prescindere da tutto: l’amore o è in perdita oppure non è. “Mi manca l’eucaristia” gridano in molti in questi giorni. E’ vero, ma è pur vero che si sono scordati che quel Pane, ricevuto una volta, è impossibile da (s)finire: «una volta per tutte» (Eb 7,27). Giuda fu il primo a scordarsene: s’impiccò con l’Amico che gli batteva forte nel petto. Proprio lui che voleva toglierselo dai piedi, cristoddio.

“Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.

Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi»” (Giovanni 13,1-15).

 

Fonte: Don Marco Pozza  (Il Sussidiario)

 

 

Visualizzazioni: 0

Visits: 16

Spread the love