30° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Noi abbiamo un solo modo di amare. E l’amore del prossimo è criterio di autentificazione del nostro amore di Dio
Noi abbiamo un solo modo di amare. E l’amore del prossimo è criterio di autentificazione del nostro amore di Dio
Rendere a Dio quello che è di Dio è la tua vocazione. Rendere a Dio sarà una conseguenza di chi tu sei, di chi tu hai scoperto di essere, leggendo in te stesso il volto del Signore: tu sei suo figlio amato.
Il dono del Signore è quello che ognuno di noi non osa neppure sperare: “Eliminerà la morte per sempre; asciugherà le lacrime su ogni volto”. Insomma, aderire al banchetto è realizzare la nostra felicità.
Chi vive in ambienti rurali sa bene quanto lavoro dà la cura di una vigna, e questa parabola ne dà un quadro sintetico e intenso. Il padrone di casa pianta una vigna, centro di tutte le azioni, e protagonista di questa pagina di vangelo.
Abbiamo bisogno, nella Chiesa e nella nostra società, di cristiani che non nicchiano, che non si trastullino tra il sì e no, che non delegano, che non lasciano fare agli altri, che non si interessano, che non stanno sulla soglia della loro casa lasciando passare la storia davanti.
Il capofamiglia si siede a tavola con i suoi, e avrà raccontato il contenuto di quella giornata. Tante altre famiglie condivideranno la gioia e lo stupore di chi sa andare oltre al giusto, al merito e al dovere, per incontrare il volto di chi mi è vicino.
Il perdono è un per-dono, è un regalo, e il regalo non richiede meriti, è un dono. Se il perdono esigesse un contraccambio, non sarebbe un dono, ma un acquisto.
Una pagina di vangelo contiene una sfida e un invito. Questa pagina in particolare può risultare indigesta e faticosa: lo è, perché contiene tutta la tua vita e la tua morte, le tue vittorie e le tue sconfitte.
La croce è sempre scandalo: solo integrando lo scandalo della croce nel nostro cammino di fede, possiamo evitare di divenire noi stessi motivo di scandalo per il vangelo e di scandalizzarci noi del Messia crocifisso
Vedi Pietro che risponde alla domanda di Gesù, ma tu? Cosa risponderai? Quando soffri e ti sembra che nessuno possa comprenderti, allora, chi è per te mio Figlio? Quando credi bene una cosa e poi la vita ti dice che ti sei ingannata/o, allora, chi è per te mio Figlio?
Gesù affonda il suo sguardo nel profondo dell’anima della donna: grande è la tua fede!
La fede non è una certezza, uno stato permanente, acquisito una volta per tutte.
Allora diventa di ogni uomo, nella povertà delle fede, nella sensazione di essere afferrato dalla morte e trascinato nell’abisso, il grido: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò.
La conclusione è davvero rincuorante: non videro nessuno, se non Gesù solo. In tutto questo sconvolgimento, rimane solo una certezza, essenziale: Gesù solo, e solo Gesù. Quando tutto precipita, Dio rimane il Presente, il Vicino, Colui che ti dice: Non avere paura, io sono con te.
Quello che è chiamato giudizio è una constatazione, il pescatore constata il pesce buono da quello cattivo. Dio rispetta fino all’ultimo la nostra scelta: questo è il giudizio, siamo noi a giudicarci.
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