DISCORSI DI AVVENTO

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica  1993-
  1. 524: La Chiesa, celebrando ogni anno la Liturgia dell’Avvento, attualizza questa attesa del messia mettendosi in comunione con la lunga preparazione della prima venuta del Salvatore, i fedeli ravvivano l’ardente desiderio della sua seconda venuta. Con la celebrazione della nascita e del martirio del Precursore (Giovanni Battista), la Chiesa si unisce al suo desiderio: “egli deve crescere e io invece diminuire”

San Bernardo –(1090-1153) – discorso 4 sull’Avvento 1. 3-4

Dono dell’Avvento
Fratelli, celebrate come si conviene, con grande fervore di spirito l’Avvento del Signore, con viva gioia per il dono che vi viene fatto e con profonda riconoscenza per l’amore che vi viene dimostrato. Non meditate però solo sulla prima venuta del Signore, quando egli entrò nel mondo per cercare e salvare ciò che era perduto, ma anche sulla seconda, quando ritornerà per unirci a sè per sempre. Fate oggetto di contemplazione la doppia visita del Cristo, riflettendo su quanto ci ha donato nella prima e su quanto ci ha promesso per la seconda. “E’ giusto infatti il momento”, fratelli, “in cui ha inizio il giudizio a partire dalla casa di Dio” (1 Pt 4,17). Ma quale sarà la sorte di coloro che rifiutano attualmente questo giudizio? Chi infatti si sottrae al giudizio presente in cui il principe di questo mondo viene cacciato fuori, aspetti, o, piuttosto, tema il Giudice futuro dal quale sarà cacciato fuori insieme al suo principe. Se invece, noi ci sottomettiamo già ora al doveroso giudizio, siamo sicuri, e “aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,20). “Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre tuo” (Mt 13,43). ” Il Salvatore trasfigurerà” con la sua venuta “il nostro misero corpo per conformarlo al suo glorioso” solo se già prima troverà rinnovato e conformato nell’umiltà al suo il nostro cuore. Per questo dice: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Considera in queste parole la doppia specie di umiltà, quella di conoscenza e quella di volontà. Quest’ultima qui viene chiamata umiltà di cuore. Con la prima conosciamo il nostro niente, come deduciamo dall’esperienza di noi stessi e della nostra debolezza. Con la seconda rifiutiamo la gloria fatua del mondo. Noi impariamo l’umiltà del cuore da colui che “spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (Fil 2,7), da colui che quando fu ricercato per essere fatto re, fuggì; invece quando fu ricercato per essere coperto di oltraggi e condannato all’ignominia e al supplizio della croce, si offrì di propria spontanea volontà”.
(Dall’Ufficio delle letture 1^ sett. Avvento – lunedì)

 

San Bernardo – Discorso 5 sull’Avvento

Il Verbo di Dio verrà in noi
Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifeste. Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono. Nell’ultima venuta ”ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3,6) e vedranno colui che trafissero. Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi e le loro anime ne sono salvate. Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell’ultima verrà nella maestà della gloria. Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all’ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell’ultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione. Ma perchè ad alcuno non sembrino per caso cose inventate quelle che stiamo dicendo di questa venuta intermedia, ascoltate lui: se uni mi ama – dice – conserverà la mia parola: e il Padre mio lo amerà e ni verremo a lui (Gv 14,23). Ma che cosa significa: se uno mi ama, conserverà la mia parola? Ho letto infatti altrove: chi teme Dio opererà il bene (Sir. 15,1), ma di chi ama è detto qualcosa di più: che conserverà la parola di Dio. Dove si deve conservare? Senza dubbio nel cuore, come dice il Profeta: “Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato” (Sal. 118, 11). Poichè sono beati coloro che custodiscono la parola di Dio, tu custodiscila in modo che scenda nel profondo della tua anima e si trasfonda nei tuoi affetti e nei tuoi costumi. Nutriti di questo bene e ne trarrà delizia e forza la tua anima. Non dimenticare di cibarti del tuo pane, perchè il tuo cuore non diventi arido e la tua anima sia ben nutrita del cibo sostanzioso. Se conserverai così la parola di Dio, non c’è dubbio che tu pure sarai conservato da essa. Verrà a te il Figlio con il Padre, verrà il grande Profeta che rinnoverà Gerusalemme e farà nuove tutte le cose. Questa sua venuta intermedia farà in modo che “come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste” (1 cor 15,49). Come il vecchio Adamo si diffuse per tutto l’uomo occupandolo interamente, così ora lo occupi interamente Cristo, che tutto l’ha creato, tutto l’ha redento e tutto lo glorificherà.
 (Ufficio letture Mercoledì 1^ sett. Avvento)

 

San Carlo Borromeo  (1538-1584) – Lettere Pastorali

Il tempo di avvento ha da essere da noi piamente santificato
Eccovi, amatissimi figliuoli, quel tempo così celebre e solenne. “Tempo”, come dice lo Spirito Santo, “favorevole”. Tempo di salute, di pace e di riconciliazione. Tempo, che come fu con tanti sospiri sommamente desiderato da quelli antichi patriarchi e santi profeti, come all’ultimo, con allegrezza grande, veduto da quel giusto Simeone, come sempre solennemente celebrato dalla santa Chiesa, così ha da essere da noi piamente santificato, con lodare e ringraziare perpetuamente il Padre eterno della sua infinita misericordia nel mistero di questo tempo, cioè nella venuta del suo unigenito Figliuolo, che per smisurato amore verso di noi peccatori, egli mandò per liberarci dalla tirannide del demonio, per invitarci al cielo, per comunicarci i segreti celesti, per dimostrarci la verità, per insegnarci i  costumi, per seminare in noi le virtù, per arricchirci dei tesori della sua grazia e per farci figliuoli suoi, eredi e possessori della vita eterna. Questo mistero mentre ogni anno la Chiesa celebra, ella ci ammonisce a tener perpetua memoria di così gran carità usataci dal misericordioso Dio; e insieme ci insegna che la venuta del Signore non fu solamente per quelli , che avanti o che allora erano nel mondo quando egli venne, ma la virtù d’essa resta sempre per beneficio di tutti noi ancora, se per mezzo della santa fede e dei divini sacramenti vorremo ricevere la grazia che ci ha portato e secondo quella ordinare la vita nostra sotto la sua obbedienza. Vuole ancora che intendiamo, che sì come egli venne una volta in carne al mondo, così, se per noi non resta, è per venire ogn’ora, anzi in ogni momento, ad abitare spiritualmente nell’anime nostre, con abbondanti doni. Perciò la Chiesa, come madre pia e zelante della nostra salute, in occasione di questo sacro tempo, con inni, cantici e altre voci dello Spirito Santo  e misteriosi riti, ci istruisce perchè riconosciamo il beneficio con animo grato e lo riceviamo con frutto e procuriamo di fare alla venuta del Signore nei cuori nostri non minor preparazione di quella che faremmo s’egli avesse a venire di presente al mondo; nè minore di quella che perciò fecero già i santi Padri del Vecchio Testamento e che con parole e esempi loro insegnarono a noi ancora a fare.

Fonte: Administrator

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