30° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Non sono io che faccio cose per Dio – “Dio, ricorda bene cosa ho fatto per te” -, è Dio che fa cose per me
Non sono io che faccio cose per Dio – “Dio, ricorda bene cosa ho fatto per te” -, è Dio che fa cose per me
Le parole di Gesù sulla fede del samaritano significano che la salvezza è veramente tale se la si celebra: il dono di Dio è veramente accolto quando per esso si sa ringraziare, ovvero rico-noscerne e confessarne l’origine. Solo nel ringraziamento il dono è riconosciuto come dono. Per questo il cuore del culto cristiano si chiama eucaristia: di fronte al dono di Dio non vi è al-tro da fare che entrare nel ringraziamento, divenire eucaristici, vivere nel rendimento di grazie.
Solo chi ha l’ansia di ricerca dei pastori e il cuore contemplativo di Maria sarà capace di decifrare i segni della presenza e degli interventi di Dio nella vita e di accogliere Gesù nella casa della propria esistenza.
ribadire il messaggio del Vangelo e le sue espressioni come fondamenti dottrinali proposti dal Magistero, richiamando la missione di quanti sono a contatto con i malati nelle fasi critiche e terminali (i familiari o i tutori legali, i cappellani ospedalieri, i ministri Straordinari dell’Eucaristia e gli operatori pastorali, i volontari ospedalieri e il personale sanitario), oltre che dei malati stessi;
Sì, Gesù è il pastore santo, buono e bello, con occhi grandi, che raggiungono tutti, anche noi oggi. E da questi occhi noi ci sentiamo protetti e guidati.
San Giuseppe un uomo povero, onesto, laborioso, che ha una sua insondabile vita interiore, da cui deriva la forza, propria delle anime semplici e limpide
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