Note storiche e Testimonianze
La storia
Questa chiesa, che sorge su un terreno già appartenente al Comune di Roma, fu inaugurata il 24 settembre 1938, dopo circa un anno di lavori diretti dall’ing. Francesco Fornari. Ne fu progettista l’ing. Tullio Rossi e costruttrice l’impresa Mariani. È lunga trentun metri e larga diciotto; ha tre navate in forma basilicale con abside ed è abbellita da vari marmi: il travertino, il verde issore e il rosso porfirico, forniti dalla ditta Bruni.
La bella immagine della Madonna, venerata sotto il titolo del Soccorso, è dono della signora Marianna Pasquali, figlia del romano Giovanni Battista Pasquali, che aveva tenuto in sommo onore la santa effigie, dal settembre 1870 al dicembre 1898, nella sua cappella domestica. Morendo, il Pasquali la lasciò alla figlia Giuseppina, precisando che, qualora non le fosse stato possibile assicurare alla santa immagine la venerazione sempre prestata in casa, avrebbe potuto donarla ad una pubblica chiesa.
Dal giorno benedetto della sua intronizzazione in questa borgata, sorta rapidamente alla vigilia della guerra e grandemente estesasi nell’immediato dopoguerra, il composto dipinto ottocentesco, assai devoto ed espressivo, ha richiamato intorno al suo altare una folla sempre più numerosa di fedeli.
Di questo hanno non piccolo merito gli ottimi sacerdoti, che si sono avvicendati nella direzione della parrocchia, e le infaticabili suore Sacramentine di Bergamo, che, con la scuola frequentatissima, il doposcuola, il laboratorio, i raduni per le mamme delle alunne, la filodrammatica e una quantità di altre attività felici, si sono guadagnate la stima entusiastica dell’intera popolazione : basti dire che, quando si cambia la superiora, le firme alle lettere di protesta non si contano.
La borgata, che oggi ha ben 20.000 abitanti, sperimentò la benevolenza della sua Protettrice specialmente durante la guerra, quando, molto esposta ai bombardamenti, ne fu assolutamente incolume. Il materno soccorso fu ricordato dalla seguente iscrizione apposta alla graziosa edicola in travertino lucido dell’altare maggiore, disegnata dall’ing. Francesco Fornari e costruita con le offerte dei parrocchiani.
Un altro ricordo della pietà della Madre e della riconoscenza dei figli è l’immagine del rosone esterno e un’armoniosa campana, entrambe inaugurate nel 1947. Alla sua inaugurazione la Parrocchia è stata affidata al clero Diocesano di Roma, e poi, il 23 Aprile 1961 alla provincia Lombarda dei Frati Minori Cappuccini ed infine, dal 01 Ottobre 1986, all’Associazione dei Sacerdoti del Prado: https://www.pradoitaliano.it

Le Suore Sacramentine
L’anno 1937 dalla casa Madre partono alcune Suore destinate alla borgata di Tiburtino III°, richieste dal Vicariato di Roma per:
L’assistenza ai bambini.
Raccogliere e assistere e servire al lavoro le ragazze abbandonate a loro stesse.
Affiancare ed aiutare il Parroco sia nelle opere parrocchiali, sia per il decoro e la pulizia della Chiesa.
In seguito le Suore verranno richieste nella assistenza della cucina e della mensa della maternità e dall’Ente di assistenza (E.C.A.). Più tardi avranno inizio le Scuole Elementari.
Inizialmente partirono da Bergamo le seguenti Suore:
Suor Giammaria Cornoldi, Suor Placidia Faccioli, Suore Giulietta Massari, Suor Pierluigia Calza e Suor Elena Giovanna S. Giovanni.
Queste resteranno fino al 1940 aggregate alla già esistente Comunità di Pietralata, retta dalla Superiora Suor Gustava Mascheretti. Le Suore si recheranno ogni mattina, a piedi, da Pietralata al Tiburtino dove svolgeranno la loro opera nei pressi della Parrocchia allora in costruzione. Sono concessi loro, dall’Istituto Case Popolari, quattro piccoli locali che si trasformano, secondo il bisogno, in aula per i piccoli, in refettorio per i medesimi, in stanza di lavoro per le ragazze e in Chiesa, quando il tempo era clemente. Le attività già accennate verranno esplicate dalle Suore in ordine di competenza come segue:
Suor Giammaria, addetta alla distribuzione del lavoro alle famiglie, è responsabile dell’esecuzione, della riconsegna e della retribuzione del medesimo. Suor Giulietta e Suor Placidia sono addette all’assistenza nell’asilo e ad aiutare il Parroco per catechismo, servizio liturgico, canto, decoro e pulizia della Chiesa. Suor Elena Giovanna e Suor Pierluigia sono entrambe impegnate nei Laboratori di confezione. Il lavoro proviene dalla Clinica Regina Elena e dalla Caserma Macao, situata nei pressi della stazione Termini. Per più di due anni le Suore prestano la loro opera con dedizione totale, compiendo innumerevoli sacrifici dovuti ai disagi a cui sono sottoposte. Secondo un teste ancora vivente, Suor Giulietta Massari, le Suore si devono recare a piedi ogni giorno, da Pietralata al tiburtino, per circa due km e a sera dopo una lunga giornata di stressante lavoro, ripercorrere la strada di ritorno per rientrare nella Comunità a cui sono aggregate. Conducono una vita di stenti e di autentica povertà, poiché la casa non è arredata e praticamente mancano di tutto. Come se ciò non bastasse, vivono nell’imprevisto in quanto le Suore, vengono di volta in volta designate ai vari uffici a secondo delle loro diverse esigenze del momento, con tutte le conseguenze che ne derivano. Davvero si desidera e si ha bisogno di una sistemazione adeguata.
Il 15 Agosto 1940 le Suore festeggiano il loro primo ingresso nella nuova casa, da tempo in costruzione, ad opera del Vicariato. Da questo momento nasce effettivamente la nuova Comunità di Tiburtino III°, retta dalla Superiora Suor Fedele Gamba. Le Suore sono felicissime e numerosi bimbi vengono accolti nelle aule della Scuola Materna dove tutto è più funzionante. Quasi contemporaneamente anche il Laboratorio trova nuova sistemazione nei locali, così detti, della Pineta. In questo periodo le Suore vengono richieste all’assistenza e alla sorveglianza nelle cucine dell’Ente assistenziale. Vengono assegnate a ciò Suor Tamiride Piccinelli, che vi resterà fin verso il 1954, e Suor Noemi Bertocchi. Questa, molto giovane e forse scossa dagli orrori della guerra, lascerà la terra quasi improvvisamente il 2 Settembre 1944.
In questo periodo si verifica un forte aumento della popolazione e le nuove famiglie di sfollati chiedono soccorso di ogni genere cosicché inizia un periodo di intensa assistenza alle famiglie, quasi tutte numerose, che venivano almeno una volta al giorno a chiedere quanto loro necessitava e ricevevano un po’ di tutto sia in viveri che in indumenti. Le mamme dicevano ai figli: « andate dalle Suore a fare la spesa ». arrivavano dall’U.R.R.A. generi alimentari in grande quantità e dal Vaticano balle di indumenti e di calzature usati. Le Suore, e qui vanno ricordate Suor Ambrogina Crotti e Suor Giulietta Massari, dopo il lavoro scolastico e parrocchiale passavano il resto del tempo giornaliero e parte di quello notturno a smistare e preparare pacchi da distribuire, secondo il bisogno, alle famiglie.
Quest’opera di assistenza così massiccia durerà fino verso il 1956, epoca in cui, oltre 600 bambini della Scuola e ai 350 dell’Asilo, a cui veniva preparato il pranzo completo, veniva offerto un piatto caldo e un secondo freddo anche a circa 100 ragazze della Scuola di lavoro e tutto gratuito. Dopo la data accennata, migliorate le condizioni della popolazione, gradatamente quest’opera di assistenza, così grandiosa, diminuì fino a sparire completamente. Sempre verso il 1944 si aggiunse alla Scuola Materna la Scuola Elementare. È difficile dire come essa sia sorta; tenteremo tuttavia di farlo. Durante il periodo bellico, in seguito all’aumento della popolazione, aumentavano le richieste d’iscrizione alla Scuola Materna anche se i bambini erano in età scolare. La Scuola comunale della borgata era quasi inagibile e molti locali erano occupati dagli sfollati. I genitori, stretti dal bisogno, affidavano a forza dove non bastavano le preghiere, i loro bambini alle Suore. Le Suore, e qui vanno ricordate Suor Giuliana Burchietti e Suor Giulietta Massari, si addossarono, quasi come obbligo di coscienza, d’impartire ai fanciulli in età scolare le nozioni fondamentali del leggere, dello scrivere e del far di conto. La Scuola, che era in funzione in modo strettamente privato, venne riconosciuta e nel 1945 iniziò una attività regolare con esami. In tale data vennero esaminati dal direttore e da tre insegnanti comunali i 72 bambini della classe seconda con ottimi risultati.
La Scuola, denominata “Maria Immacolata”, continuò, in modo privato, assistita regolarmente agli esami dall’Ispettrice Caldarelli, inviata del Vicariato, fino al 1949. Epoca in cui venne parificata. Questo il curriculum della Scuola, ma assai più complicata fu la preparazione dei locali. Con l’aumentato numero di richieste, i locali si rendono quanto mai insufficienti; sorge quindi il problema del loro ampliamento. Per far fronte alla situazione, la Superiora Suor Fedele Gamba decide di chiedere aiuti, e insieme a Suor Giulietta Massari si rivolgono dapprima al Vicariato, poi all’E.C.A. (Ente Comunale Assistenza), e al Genio Civile. Si bussa un po’ ovunque. Degna di memoria, in questo frangente, è Suor Vincenza dell’Istituto dame di S. Vincenzo che, conoscendo bene la zona e la popolazione, è in grado di fornire utili indicazioni. Tra le persone più influenti e più benemerite è la baronessa Tucci per la cui mediazione il Vicariato può effettuare l’acquisto del terreno a prezzo conveniente. A questo punto il Genio Civile si assume l’onere di assegnarci il personale edile che presterà la mano d’opera per la costruzione di cinque sale più il refettorio. Per l’arredamento ci si rivolge a Mons. Ercole del Vicariato, persona benemerita che ha sempre seguito con interesse e incoraggiato l’opera delle Suore nella borgata. Egli promette il suo aiuto e per ottenere un contributo in denaro informa della situazione il Cardinale Gian Battista Montini (futuro Papa Paolo VI), allora segretario di stato di S.S. Pio XII. Il Cardinale decide di compiere un sopralluogo. Degno di menzione è il fatto seguente: Mons. Montini giunse improvvisamente una mattina verso le otto. Volle visitare tutti gli ambienti. Arrivò così, senza preavviso anche in dormitorio dove le Suore, in piedi accanto al loro letto, con la tazza del caffèlatte in mano consumavano la colazione. Mancavano non solo del refettorio che veniva trasformato in aula scolastica, ma anche delle sedie. A quella vista Mons. Montini, molto commosso, esclamò: « Povere Suore, certo che c’è bisogno, più che bisogno! ». e si compiacque di assegnare la allora cospicua cifra di lire 400.000, somma che servirà per la costruzione di altre tre aule e per l’acquisto di materiale didattico più necessario. In seguito, grazie all’intervento del Cardinale Luigi Traglia, otteniamo di prelevare dal Seminario Maggiore un’intera aula di banchi usati, ma ancora in buone condizioni. Altri mobili vengono acquistati e la Scuola trova una sistemazione adeguata.
Siamo nel 1949. La situazione scolastica risulta come segue. La Scuola Materna ha tre sezioni miste, con circa 100 bambini per sezione. La Scuola Elementare ha 10 classi: 5 maschili e 5 femminili, comprendenti circa 60 alunni per classe. In questo stesso anno, tramite la direttrice Caldarelli, facciamo richiesta, della parifica per la Scuola Elementare. Ci viene concesso, per cui la posizione giuridica viene regolarizzata e le insegnanti godono della retribuzione statale del 50% dello stipendio dovuto alle insegnanti di Scuola Elementare Statale.
Il Laboratorio continuò la sua attività fino al 1964, sostenuto sopra tutto dalle ormai esperte vecchie lavoratrici. Le nuove adolescenti infatti andavano gradatamente diminuendo di numero perché a quell’epoca la scuola obbligatoria fu estesa fino ai 14 anni. Inoltre, per continuare tale attività sarebbe stato necessario ristrutturare l’organizzazione del lavoro regolarizzare la posizione delle lavoratrici. Si cercò, allora, e si trovò il modo di sistemare le giovani ancora frequentanti presso laboratori di sartoria e di maglieria secondo le specializzazione di ciascuna e il laboratorio venne chiuso.
L’attività in Parrocchia venne continuata e continua per quanto riguarda la Catechesi, il servizio Liturgico e, in forma ridotta, anche per quanto riguarda il decoro e la pulizia degli altari.
Una Suora ricorda
2 Ottobre 1954. Arrivo a Roma di sera. Da via Ignazio Ciampi, con un mezzo di fortuna, vengo accompagnata a Tiburtino III, alla periferia nord di Roma perché nella scuola delle Suore Sacramentine di Bergamo si attende un’insegnante di Scuola elementare.
Tiburtino III era una borgata sita tra la via Tiburtina e la via Collatina e contava, a quel tempo, 20 mila abitanti, provenienti da diverse regioni d’Italia: dal Sud al Nord, come la guerra li aveva costretti a….migrare. Erano famiglie prevalentemente povere, bisognose di tutto, ma desiderose di costruire o ricostruire la loro storia sulla sicura base della fede cristiana, ricevuta dai genitori e conservata nel loro cuore anche attraverso le distruzioni e gli orrori della guerra vissuti sulla propria pelle. Erano famiglie numerose, tanto che ne bastavano poche per riempire la parrocchia di Santa Maria del Soccorso. La loro religiosità si esprimeva nel modo più evidente nella processione che si svolgeva alla festa patronale della Madonna del Soccorso. A Lei, che passava attraverso le vie della borgata, si rivolgevano le donne che non avevano figli, implorando dalla Mamma benedetta il dono di un figlio come quello che Lei portava in braccio e, per la loro fede, venivano spesso esaudite.
La vita della popolazione era a quel tempo molto dura e difficile, data la mancanza dei beni primari: cibo e vestito. Aiuti venivano offerti da Enti di assistenza ecclesiali e civili, che procuravano indumenti, calzature, coperte e soprattutto generi alimentari. Il luogo di raccolta e smistamento di quanto giungeva era la Scuola delle Suore Sacramentine, che provvedevano a distribuire gli aiuti alle famiglie. Nonostante la situazione generale di povertà, i genitori volevano mandare i figli a scuola dalle suore, per assicurare loro una buona educazione e allora, al momento delle iscrizioni, una vera “folla” di mamme premeva al cancello, tanto che i carabinieri dovevano regolare il flusso e impedire liti e disordini. Le singole classi delle Elementari (10 a quel tempo) superavano spesso il limite dei 60 alunni e quelle della Materna addirittura 1 100 bambini per sezione!
La comunità delle Suore Sacramentine era formata da 25 religiose, tutte giovani (le più anziane sfioravano i 50 anni). Ciascuna di esse aveva compiti specifici, che svolgeva o con l’aiuto dei sacerdoti della Parrocchia o con i laici, specialmente con le ragazze che lavoravano nel Laboratorio. Delle suore, alcune erano addette al riordino della casa, altre alle cucine “interne”: comunità, scuola materna, scuola elementare; una a quella “esterna” dell’ONMI (assistenza maternità e infanzia). Tre suore erano educatrici nella scuola materna; dieci, maestre nelle Elementari. Ad esse si aggiungevano maestre di lavoro (taglio e cucito, ricamo, maglieria), che operavano con numerose ragazze della borgata le quali, a quel tempo, difficilmente potevano continuare gli studi dopo la scuola elementare e allora nel Laboratorio acquistavano abilità che le preparavano a svolgere con competenza attività commerciali.
Tutte le suore, animate da grande amore per l’Eucaristia e da grande desiderio di diffonderne il culto, si impegnavano con molto zelo all’apostolato tra la gente. Ogni suora operava in un ambito: nella catechesi per la preparazione ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana, nell’Azione Cattolica (dalla sezione Angioletti a quella delle Donne di Azione Cattolica), tra le figlie di Maria, nei diversi reparti della scuola di lavoro. Alle ragazze che frequentavano il Laboratorio, o solo l’oratorio, era assicurata una formazione spirituale e morale, con l’aiuto delle Socie di Azione Cattolica. Era attivo l’oratorio femminile, che si svolgeva nella pineta di fronte alla casa, definita semplicemente “Pineta”, e aveva lo scopo di occupare il tempo libero delle bambine e delle ragazze in modo sano e costruttivo. In Pineta erano stati installati alcuni attrezzi necessari per i giochi. Per offrire un’attività ricreativa e insieme educativa alle ragazze, era stata costituita anche una compagnia filodrammatica molto attiva, animata da suor Argia Del Prato e suor Giulietta Massari. Le rappresentazioni teatrali delle ragazze attiravano tutta la popolazione. Non mancava l’assistenza alle ragazze colpite dalla tisi, e non erano poche!
Altro campo di apostolato era rappresentato dall’assistenza ai nomadi, che vivevano lungo la via Tiburtina all’ingresso della borgata, e ai baraccati, profughi dai paesi distrutti dalla guerra. Per aiutarli venivano impegnate anche le bambine della scuola elementare, che confezionavano indumenti per i neonati. Anche alla sera tardi le suore, con il parroco quando la situazione lo richiedeva, andavano a trovare le famiglie bisognose per portare loro conforto e cibo. Sacerdoti della parrocchia e suore erano totalmente dediti agli abitanti di Tiburtino, che cercavano di educare alla fede, alla carità, alla condivisione dei beni materiali e spirituali con i fratelli, perché costruissero la loro storia in modo positivo. Una persona “simbolo” di carità concreta era il dottore Marcello Spagnolo, il quale non risparmiava i suoi interventi ai malati e alle loro famiglie né di giorno né di notte, soccorrendo tutti secondo i loro bisogni. La vita di relazione tra la gente era consolidata dall’attenzione ai bisogni dei vicini, che chiedevano aiuto con la fiducia di ottenerlo. Gioie e dolori venivano condivisi e, ai funerali delle persone, partecipava tutta la gente della borgata, perché aveva seguito l’evolversi della malattia e aveva aiutato la famiglia colpita dalla sofferenza.
Tutte le attività erano confortate dalla preghiera di adorazione al SS. Sacramento, primo impegno delle Suore, che veniva estesa a tutte le persone sensibili, le quali, a turno, sostenevano l’adorazione di Gesù solennemente esposto in Parrocchia tutti i giovedì per l’intera giornata. Il sabato pomeriggio di ogni settimana veniva dedicato alla confessione dei bambini e di tutti coloro che lo desideravano. Il sacramento della Confessione era amministrato, oltre che dai sacerdoti della parrocchia, anche da sacerdoti-studenti, sempre assidui nella presenza.
Negli anni cinquanta a Tiburtino sei ragazze sono diventate Sacramentine. Una di esse è già in Paradiso: Suor Fabrizia (Pierina Cianti), due sono in missione, rispettivamente in Brasile e in Malawi. Il seme gettato dalle Sacramentine nei solchi degli anni lontani fruttifica ancora nella partecipazione di alcune persone alla Fraternità Sacramentina, tra cui Luisa Pera, nell’amore alle Missioni, alle quali la gente è vicina con la preghiera, con l’offerta in denaro e di materiale vario, ma anche con la partecipazione di alcune persone che dedicano le loro ferie per aiutare le suore in Africa. Una grande ricchezza è la condivisione di valori e di beni che tuttora è viva e incrementa uno stile di vita di “famiglia” tra gli abitanti del quartiere. Essi sono molto affezionati alle suore delle quali apprezzano lo spirito eucaristico e la generosità nel donarsi ai fratelli perché si estenda e cresca il Regno di Dio.
Sr. Valdimira Gaion
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